La tua nave sta seguendo la giusta rotta?

La tua nave sta seguendo la giusta rotta?

«Non c’è vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare». Lucio Anneo Seneca

Carica di significato metaforico questa frase di Seneca ci introduce ad una riflessione filosofica che può essere utile nella vita quotidiana ma anche per delineare la nostra rotta aziendale. 

Ti sei mai chiesto dove vuoi andare con la tua “nave”? Un bravo marinaio anche nelle situazioni di forte vento e di burrasca deve avere ben chiara la rotta per portare la nave fuori dall’Odissea verso il porto più sicuro; così anche un imprenditore nei momenti di emergenza e di difficoltà deve avere ben chiara la rotta e la meta da raggiungere senza farsi distrarre. 

Delineare il sogno e gli obiettivi per il suo raggiungimento è la prima procedura da mettere in atto per non incorrere a fallimenti aziendali. Ci potranno essere anche delle situazioni esterne all’azienda che potrebbero mettere a dura prova la sostenibilità del progetto, ma se il marinaio ha ben chiaro lo scopo, nulla potrà allontanarlo dalla sua motivazione rivolta al successo.  

Viceversa non avere ben chiara la meta, il proprio sogno, il desiderio, ovvero possedere un approccio privo di un vero scopo, condurrà inevitabilmente la nave alla deriva. 

Ti sei mai chiesto se le tue mete sono chiare? Ti sei mai chiesto cosa veramente vuoi ottenere dalla tua azienda? 

Come abbiamo già affrontato in alcuni articoli precedenti dedicati al sogno e alla decisione è necessario fare un passo alla volta e chiedersi onestamente: la mia azienda ha una strategia aziendale chiara e solida? Possiede obiettivi certi e condivisi oltre a KPI misurabili? 

L’errore più grande che un imprenditore può fare è quello di dare la colpa del fallimento della sua azienda a condizione esterne non controllabili. Certamente, in un mercato in continua espansione e con una concorrenza molto aggressiva, è necessario armarsi di strumenti strategici e di controllo, ponendosi degli obiettivi ben chiari, ma non è possibile scaricare le colpe di un insuccesso solo a cause esterne. Le leggi spirituali, infatti, ci insegnano che la realtà esterna spesso, per non dire sempre, è un rispecchiamento del nostro modo di pensare e di vivere le situazioni della vita quotidiana sia personale, sia professionale. 

Quindi fai un passo importante per te stesso e per la tua azienda, inizia a comprendere cosa sono le cose che non vanno bene e perché sta succedendo questo proprio a te! Un atto di responsabilità e di riflessione sono fondamentali per attivare un pensiero proattivo e iniziare ad uscire da una situazione di stallo depressivo aziendale. 

Comincia a delineare un percorso in cui la meta e le motivazioni per raggiungerla siano chiare e solide. 

Rivedi la tua situazione, chiediti se veramente stai seguendo il tuo sogno o quest’ultimo per varie motivazioni si è arenato in un’ isola deserta senza acqua e cibo? Vinci le tue paure, confida nelle tue capacità e scopri se hai ben chiaro il tuo percorso. 

Analizzare passo per passo ogni traccia è fondamentale per dare avvio a una discussione onesta con te stesso. Ridefinisci concretamente ciò che vuoi ottenere dalla tua impresa e non temere se ci sono dei cambiamenti importanti da attuare. Imposta una nuova rotta aziendale e seguila!

Se percepisci che c’è qualcosa che non va nella tua azienda ma non riesci a far quadrare il cerchio, potrebbe esserti di aiuto un confronto con un nostro consulente che, con una visita senza impegno, potrà rivedere assieme a te la rotta della tua nave.

Compila il modulo qui sotto e ci impegneremo a farti visita il prima possibile. 

La meta aziendale

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Chiunque può fiorire nell'ambiente ideale

Il ruolo importante dell’affettività in Azienda

Il collaboratore, per svolgere bene il proprio lavoro, per crescere, per realizzare i propri progetti professionali, ha bisogno di informazioni, insegnamenti, strumenti, risorse, feedback, che in gran parte passano dalla volontà, dalla capacità e dai comportamenti agiti dal capo. (Maurizio Castagna)

Conoscere i bisogni dei propri collaboratori è essenziale per dare vita ad un circolo virtuoso in cui l’azienda stessa ne beneficerà in termini sia relazionali sia economici. Creare un clima di appagamento e soddisfazione è fondamentale per formare un team coeso e diretto verso il successo personale e professionale.

Ma il capo conosce veramente i bisogni dei propri collaboratori oppure tratta le persone come dipendenti a servizio di obiettivi mai spiegati e condivisi? Conoscere e approfondire le dinamiche relazionali tra imprenditore e collaboratore è essenziale e lo diventa ancor di più oggi in un mondo in cui le risorse umane “speciali” scarseggiano e la mobilità lavorativa tra le aziende è molto presente. Allora lo sforzo che l’imprenditore deve fare per creare un clima organizzativo positivo e mettersi anche in ascolto del fabbisogno altrui, come potrebbe essere concepito in un’azienda in cui lo scopo importante sono le soddisfazioni personali imprenditoriali ma anche il denaro? 

Prendo in prestito tre concetti di Eric Berne che sono perfettamente collocabili ormai da decenni nell’ambito delle organizzazioni: Permesso, Protezione e Potenza, le tre “P”. Con il concetto di permesso si intende quando in azienda, per esempio, il capo potrebbe offrire permessi al collaboratore che si esplicitano come segue: “puoi sbagliare”, “puoi fidarti”, “puoi chiedere aiuto” o “puoi avere successo”. È grazie ai permessi che il collaboratore potrebbe essere in grado di esprimere tutta la sua energia e il suo potenziale.

Il permesso, infatti, è uno strumento comunicativo che aiuta l’individuo ad esprimere le proprie emozioni attraverso espressione, nutrimento e consolidamento. In sostanza, quando si parla di permesso nell’ambiente di lavoro ci si riferirebbe ad un accoglimento e a un rinforzo affettivo. Infatti una volta che il capo ha deciso obiettivi e strategie di base di un progetto, grazie ai permessi, il collaboratore si sente libero di poter organizzare il proprio lavoro in base al proprio stile e secondo le procedure più coerenti alle proprie caratteristiche personali e professionali.

Per liberare l’energia data dal permesso, il collaboratore ha bisogno anche di protezione. Fornire un ambiente protetto in azienda è importante affinché la persona si conceda di avere dei permessi. Questa protezione si ottiene ad esempio attraverso il monitoraggio e la gradualità nelle nuove deleghe, che permetteranno al collaboratore di raggiungere il successo in sicurezza.

Protezione e permesso possono essere trasmessi solo se vi è potenza da parte del capo. Alla base di una comunicazione efficace tra capo e collaboratore vi sarebbe la capacità di attivare tutti gli Stati dell’Io nella relazione con l’altro. Inoltre, la “cura dei permessi” in azienda potrebbe aiutare l’individuo ad esprimere quelle capacità personali che, a causa del proprio copione di vita, fino a quel momento non avrebbe espresso.

Infatti un collaboratore, grazie ai permessi e ai rinforzi offerti dal proprio capo, ha la possibilità di sperimentare nuove situazioni lavorative e personali in cui entra in campo la fiducia in se stessi, la fiducia verso gli altri, l’accettazione di una sconfitta (che viene superata grazie al permesso di sbagliare), la capacità di osare.

Nelle organizzazioni si parla sempre più spesso di “diritto all’errore” ovvero il diritto da parte del collaboratore di sbagliare, cioè di fallire su un compito assegnato. Precisamente la credenza che sta alla base di questa concessione è quella di ritenere che il “diritto all’errore” sia funzionale all’assunzione di responsabilità, all’esperienza, all’iniziativa e al cambiamento.

Dunque un’organizzazione che ricerca collaboratori proattivi, capaci di assumersi le proprie responsabilità, aperti alle nuove sfide, deve anche mettere in conto il diritto di sbagliare del collaboratore. Per esempio nel caso di un permesso che conferisca autonomia al dipendente nell’esecuzione di un compito, il capo monitora l’attività del proprio collaboratore fornendogli la protezione necessaria rispetto al rischio di errore e alle ansie di prestazione. Così facendo gli assicurerebbe una base sicura grazie alla quale impara a camminare, evolversi e a sperimentare nuove opportunità.

In altre parole con la protezione la delega al compito potrebbe terminare con un successo piuttosto che un fallimento. Quindi un capo dovrebbe saper rispondere ai bisogni di libertà, di dipendenza, di inclusività ma allo stesso tempo, con la potenza, dovrebbe saper comunicare la propria visione riguardo l’opportunità, la crescita e la sicurezza delle proprie capacità gestionali che potrebbero condurre i collaboratori nel proprio cammino professionale, fornendo a ciascuno sostegno sicuro di tipo cognitivo-concettuale ed emotivo.

E tu come ti vedi? Desideri dare vita ad un circolo virtuoso in azienda in cui tutte le persone compreso te riescano ad evolversi verso un progetto imprenditoriale di successo mettendo davanti anche i bisogni di ciascuno? Noi possiamo aiutarti ad intravvedere la via del successo.

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