I bisogni dell'imprenditore

Imprenditore, i tuoi collaboratori conoscono i tuoi bisogni?

Oggi parliamo un po’ di relazioni, sappiamo bene, infatti, che all’interno dell’azienda come nella vita privata abbiamo la necessità di stabilire delle relazioni che potremmo definire anche delle dipendenze o interdipendenze. Non me ne vogliano i “puristi” del termine dipendenza, che la vedono spesso come una catena e non un’opportunità, ma la realtà dei fatti dimostra che, anche nell’ambiente lavorativo, dipendiamo l’uno dall’altro. I collaboratori dipendono dal capo e tra di loro e, viceversa, il capo dipende dai suoi collaboratori; quindi, per entrambe le fazioni è necessario avviare delle relazioni felici in cui da una parte venga garantita una leadership delegante, visionaria e affiliativa; dall’altra invece siano garantiti certi standard di efficienza: come la responsabilità, le competenze e la collaborazione. 

Oggi, infatti, con questo articolo ci addentreremo ad analizzare quelli che sono i bisogni dell’imprenditore. Si parla sempre di bisogni dei collaboratori, di tutela dei lavoratori, di comportamenti poco corretti da parte del capo, ecc…, ma ci siamo mai seduti al di là della scrivania? Abbiamo mai avviato una sincera riflessione con noi stessi mettendoci nei panni dell’imprenditore? La maggior parte di noi nella vita ha sempre fatto il dipendente ma non il capo di un’azienda, abbiamo mai pensato a questa opportunità di vedere i fatti da un’altra prospettiva?

Si parlava inizialmente di dipendenza e sappiamo dunque che questa relazione di dipendenza è caratterizzata da ambivalenza: frustrazioni da una parte e gratificazioni dall’altra. Non è raro, infatti, provare sentimenti opposti e apparentemente incoerenti nei confronti del proprio capo. Se il capo, ad esempio, corregge l’operato del collaboratore, quest’ultimo potrebbe provare contemporaneamente sentimenti di gratitudine e di rabbia. Come può un imprenditore fare fronte a questa situazione? Non affrontare il proprio dipendente oppure farlo ma in che modo farlo? E la reazione del collaboratore dopo essere stato redarguito comporterà una reazione affettiva negativa, una situazione di ostilità nei confronti del proprio capo, inducendolo a non dare il meglio di se stesso? Sono tutte domande che ciascuno di noi dovrebbe porsi per comprendere l’altro e non solo una parte. Mettiamoci quindi dall’altra parte, quella dell’imprenditore!

Vediamo altri aspetti dei bisogni del capo, di sicuro uno è collegato alla mission aziendale. Un imprenditore fonda la sua azienda grazie al suo sogno imprenditoriale e si aspetta che ciascuna persona in azienda lavori non solo per lo stipendio erogato a fine mese ma anche per soddisfare un progetto comune. Essere allineati con il sogno del capo è fondamentale, tutti devono concorrere per il raggiungimento di obiettivi comuni. Il capo, quindi, si aspetterà che da parte dei suoi collaboratori non ci sia solo un concetto di aiuto pratico ma anche affettivo nei confronti dell’azienda. 

Un altro bisogno che il capo ha nei confronti dei propri collaboratori è collegato ad un atto di responsabilità. Si aspetta che tutti siano, nei momenti di necessità, pronti a tirarsi su le maniche e lavorare con passione e tenacia per arrivare alla meta anche e soprattutto nei momenti di difficoltà. La responsabilità, inoltre, è fondamentale perché rende gli esseri umani uomini di valore e partecipativi della vita aziendale. Essere responsabili significa offrire le proprie capacità e dare il meglio di se stessi. Il capo, ogni volta che assume una persona, nel contratto di lavoro offre implicitamente la sua fiducia a quella persona, ma dall’altra parte, la persona assunta, dovrebbe garantire all’imprenditore impegno, alti standard di efficienza e massima collaborazione.

Un altro bisogno fondamentale e non ultimo è quello di guadagnare per far fronte a tutte le spese, pagare i collaboratori, re-investire in piani di sviluppo aziendale. Per far fronte a questa necessità primaria un capo ha bisogno di manager efficienti, creativi e con un ottimo spirito imprenditoriale, pronti a dare supporto al capo e garantire ponti di comunicazione tra le diverse “gerarchie” aziendali.

E tu caro imprenditore pensi di avere dei collaboratori che comprendano i tuoi bisogni? Sono efficienti, responsabili e impegnati a raggiungere gli obiettivi aziendali? Se ti senti spesso demotivato a causa di situazioni relazionali difficili con i tuoi dipendenti che non riconoscono i tuoi bisogni, compila il form e un nostro consulente verrà a farti visita senza impegno in azienda per comprendere insieme come migliorare la situazione.

I bisogni dell'imprenditore

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Leadership Empatica

La Leadership Empatica

Perché l’empatia è importante e come incoraggiare una leadership empatica?

È fondamentale per le aziende possedere al proprio interno manager e leader efficaci in grado di far progredire la propria organizzazione sia nei periodi positivi che in quelli particolarmente difficili. Ciò richiede di guardare oltre a quelle strategie tradizionali per lo sviluppo manageriale e rivolgere lo sguardo verso gli aspetti relazionali e comunicativi, competenze trasversali che sono fondamentali per portare l’azienda al successo.

Tra le competenze basilari per la riuscita di un progetto imprenditoriale di successo abbiamo l’empatia, un’abilità che ciascun leader dovrebbe possedere.

Cosa significa il termine empatia? La parola empatia deriva dal greco antico “εμπαθεία”, ed è a sua volta composta da due parole, “en” (dentro), e “pathos” (sentimento o sofferenza). L’empatia è una virtù umana e viene intesa come partecipazione profonda alle esperienze di altri esseri umani. È quella capacità di mettersi nei panni di qualcun altro, essere consapevoli dei suoi sentimenti e comprendere i suoi bisogni.

Grazie alla psicologia esistenziale e agli studi di molti ricercatori, tra i quali ricordiamo quelli di Daniel Goleman¹, l’empatia è considerata una virtù essenziale per avere delle relazioni felici sia in ambito personale sia lavorativo.

Essa viene intesa come partecipazione profonda alle esperienze di altre persone. Di fatto, osservando lo stato d’animo altrui, si genera il medesimo stato emotivo nella persona coinvolta nella relazione. L’empatia, quindi, è una comunione affettiva attraverso un processo di immedesimazione. Potremmo definirla oltre che una qualità umana, anche un processo cognitivo, quindi, un’abilità che, come altre, può essere acquisita, praticata e allenata.

Leadership empatica, pertanto, significa avere la capacità di comprendere i bisogni degli altri ed essere consapevoli sia dei loro sentimenti sia dei loro pensieri. Sfortunatamente è stata una soft skill trascurata per molti anni come indicatore di prestazioni. Tuttavia, le varie ricerche dimostrano che i leader di successo di oggi devono essere più incentrati sulla persona, poiché l’empatia sul posto di lavoro è positivamente correlata alle prestazioni lavorative. In altre parole, i manager che praticano una leadership empatica nei confronti dei dipendenti diretti sono visti dai loro capi come migliori esecutori nel loro lavoro.

La capacità di essere compassionevoli e di entrare in contatto con gli altri è fondamentale per la nostra vita. Dimostrare empatia sul posto di lavoro è un aspetto fondamentale dell’intelligenza emotiva e dell’efficacia della leadership. Inoltre, migliora le interazioni umane in generale e può portare a una comunicazione più efficace e a risultati positivi, sia in ambito professionale che personale.

Come si fa ad essere dei bravi leader empatici? Di sicuro ci sono degli aspetti caratteriali ed emotivi innati che aiutano un imprenditore ad essere più attraente ed efficace di un altro, ma l’empatia, come precedentemente affermato, è un’abilità cognitiva che può essere sviluppata, allenata e migliorata. Possedere, infatti, sensibilità e intelligenza relazionale è fondamentale per tenere sotto controllo una serie di eventuali situazioni poco piacevoli in azienda.

Tra queste, per esempio, i segni di burnout negli altri. Il burnout lavorativo è oggi un vero problema e presenta un rischio maggiore durante i periodi di intenso stress e pressione. Gli imprenditori, esperti nella leadership empatica, sono in grado di riconoscere i segni di superlavoro negli altri prima che il burnout diventi un problema e che si traduca in disimpegno o turnover. Ciò potrebbe significare dedicare qualche minuto in più ogni settimana per delle brevi riunioni con i membri del gruppo e valutare come stanno gestendo il loro lavoro attuale aiutandoli a riprendersi dai pesanti carichi lavorativi.

Un altro aspetto importante è mostrare un sincero interesse per i bisogni, le speranze e i sogni di altre persone. Essere empatici implica anche comprendere i bisogni e gli obiettivi unici di ciascun membro del team e come abbinare al meglio gli incarichi di lavoro per contribuire sia alle prestazioni che alla soddisfazione dei propri collaboratori.

Essere un leader efficace significa mostrare la volontà di aiutare un collaboratore con problemi personali. I confini tra lavoro e vita personale stanno diventando sempre più labili. I leader empatici capiscono che i membri della loro squadra sono individui dinamici che si fanno carico di problemi personali pur mantenendo le proprie responsabilità professionali. Riconoscono che fa parte del loro ruolo guidare e supportare quei membri del gruppo quando ne hanno più bisogno.

Mantenere linee di comunicazione aperte e incoraggiare la trasparenza è un buon modo per promuovere la sicurezza psicologica e aiutare i membri del team a sentirsi a proprio agio nel condividere quando è necessario.

Sentire compassione quando altre persone rivelano una perdita personale. Le connessioni e le amicizie sul lavoro sono importanti e la leadership empatica è uno strumento che i manager possono utilizzare per stabilire legami con coloro che hanno il privilegio di guidare. Tutti hanno vissuto una perdita personale, quindi anche se il leader non riesce a relazionarsi direttamente con la perdita specifica che il membro del gruppo sperimenta, egli può agire in modo empatico e far sapere che è supportato.

Ricordiamo dunque che uno stile di leadership empatico può far sentire tutti come una squadra, aumentare la produttività, il morale e la lealtà.

Scopri come possiamo aiutarti a diventare un leader empatico per accompagnare la tua azienda al successo economico e relazionale. 

 

Goleman D., Intelligenza Emotiva, Milano, Rizzoli Editore, 1996. 

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I principi della leadership

Come mai ci sono alcune aziende nelle quali le persone ambiscono ad essere assunte, mentre altre aziende attirano solamente persone che sono in cerca di un lavoro?

Come si fa ad ottenere una squadra composta da persone motivate ed organizzate al fine che tutte remino nella stessa direzione?

E soprattutto come mai alcune persone riescono a farsi seguire e far eseguire i propri ordini, mentre altri danno direttive che poi non vengono sempre messe in atto?

La leadership è quell’attitudine che porta le persone a dare ordini che i propri collaboratori sono orgogliosi di seguire e per ottenere questo risultato è necessario lavorare sui 5 punti che sono sviluppati nella dispensa che puoi scaricare qui:

  1. RESPONSABILITÀ: prendersi la responsabilità dei risultati che ottengono i nostri collaboratori. Un’atteggiamento del tipo:” Ma io che cosa ci posso fare?” non ci porterà da nessuna parte. Avere un atteggiamento responsabile nei confronti dei nostri collaboratori ci metterà nelle condizioni di riuscire ad avere maggiore efficacia nei loro confronti.
  2. MOTIVAZIONE: ovvero lavorare sui lati positivi dei propri collaboratori. Se vuoi che i tuoi collaboratori crescano devi lavorare sui loro lati positivi. Ricorda che cresce ciò a cui diamo più attenzione ed energia.
  3. ATTRARRE: persone ad alto potenziale. Man mano che eserciti leadership e crei una squadra via via più coesa inizierai ad attrarre sempre più persone ambiziose e ad alto potenziale che vorranno portare il loro contributo in questa squadra. Per ottenere questo punto è necessario, fintanto che si lavora per far crescere e responsabilizzare ai risultati il personale esistente, avere una meta ambiziosa che attiri persone sempre più di alto valore.
  4. IL CNQ: il Costo della Non Qualità. Spesso basta una persona sbagliata in una funzione chiave per rallentare il lavoro di decine di altre persone. Il CNQ è un concetto per il quale più passa il tempo per correggere un errore e più sarà elevato il costo per rimediarlo. Non attendere che le cose non gestite diventino enormi prima di affrontarle. Correggi subito i comportamenti non idonei dei tuoi collaboratori e verifica che le correzioni vengano messe in atto.
  5. COMUNICARE DA LEADER: è di fondamentale importanza che il titolare e i manager attuino nella loro quotidianità una modalità comunicativa che tenda ad accendere e motivare le proprie persone. Spesso viene erroneamente immaginato che creare un bell’evento al di fuori dell’azienda una o due volte l’anno sia sufficiente. Nonostante siano sicuramente azioni utili a rendere più coeso tutto il gruppo, non si può immaginare che pochi e rari momenti in un anno mantengano l’entusiasmo e la produttività elevata delle nostre persone.

Questi punti sono più profondamente trattati nella dispensa che puoi scaricare al link qui sotto.